“Misure attive sovietiche: Falsificazione, Disinformazione, Operazioni Politiche”, ottobre 1981. Un documento della CIA, declassificato nei primi anni del 2000, mostra come poco sia cambiato oggi nell’efficacia delle misure attive russe: il caso degli Euromissili resta uno studio esemplificativo del complesso contenimento della minaccia russa alla democrazia.
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La minaccia nucleare è uno dei pilastri della guerra psicologica che Mosca muove all’Occidente, una pedina giocata con raffinatezza nella scacchiera del potere con l’obiettivo di generare pressione e coercizione nell’avversario.
Intorno alla fine degli anni Settanta, l’implementazione dell’arsenale sovietico nucleare (soprattutto i potenti missili a medio raggio denominati secondo codifica NATO SS-20) e il potenziamento delle forze convenzionali, stava creando preoccupazione in Occidente, poiché saltava all’occhio una preoccupante sproporzione nella crescita della potenza sovietica che non coincideva con le dichiarate necessità di difesa e adeguamento dei sovietici alle capacità alleate.
Ci si avviò quindi verso la questione di un contro-bilanciamento euro-strategico, che con le decisioni dell’Alleanza atlantica del 1979 inerenti alla modernizzazione dell’arsenale nucleare, avrebbe portato, con effetti anche su suolo italiano, alla cosiddetta “crisi degli Euromissili”.
In piena guerra fredda, molte città italiane furono coinvolte in manifestazioni popolari che a seconda della loro natura, esprimevano il supporto o il rifiuto al programma di potenziamento e bilanciamento della NATO, che prevedeva una installazione dei nuovi sistemi d’arma LRTF in Sicilia, ma fu soprattutto un inedito ed emergente fronte di opposizione popolare, caratterizzato da gruppi di comunisti, giovani radicali e attivisti proletari, a farsi portavoce di una serie di narrative dalla forte impronta politica, che si smarcavano dalla natura prettamente pacifica dei primi e popolari movimenti inglesi sulla questione.
I messaggi del movimento anti-Euromissili, attivo dal 1980 ma via via indebolitosi fino a circa il 1987, anno dell’accordo tra Gorbačëv e Reagan con il Trattato INF che pose fine alla questione degli Euromissili, recentemente revocato da Donald Trump, erano di volta in volta rassicuranti sulle intenzioni dell’Unione Sovietica e negativamente critiche sulle intenzioni della NATO di bilanciare lo schieramento degli SS-20 sovietici puntati contro le città europee e in grado di colpire qualsiasi capitale occidentale nel giro di pochi minuti.
Le dimostrazioni contro gli Euromissili in Italia seguivano soprattutto le indicazioni del Partito Comunista Italiano, che attraverso i suoi organi di stampa promuoveva uno schieramento forte e unito. Organizzava proteste di piazza nazionali coinvolgendo soprattutto l’intellighenzia e i movimenti studenteschi e femminili, attingendo cioè ai bacini che nel contesto dell’epoca, erano in grado di generare delle forti pressioni e fermenti sociali e che, stranamente nell’ambito delle proteste contro gli Euromissili, accettavano di coordinarsi con il Partito Comunista, da cui generalmente si distaccavano per agire in maniera autonoma (come i movimenti della sinistra extraparlamentare).
In Italia, così come in altri paesi Europei, i partiti comunisti, guidati e finanziati dal Dipartimento Internazionale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e dal KGB, avevano una posizione influente, spesso direttamente in prima linea, nel finanziare, radunare, guidare e gestire un fronte unito di pacifisti, attivisti contro il nucleare, movimenti radicali, ambientalisti, creando dissenso e contribuendo alle attività di guerra ibrida sovietiche. Queste, così come oggi, si concretizzavano nell’operato del Cremlino, attraverso attività di influenza cognitiva e con misure attive: disinformazione, manipolazione e controllo degli asset comunicativi all’estero, infiltrazione e manipolazione nelle organizzazioni nazionali, contenuti clandestini, ricatti individuali, operazioni di influenza politica.
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Soviet “Active Measures”: Forgery, Disinformation, Political Operations, October 1981