Il movimentismo No Nuke e le verità nascoste

di Giovanni Calabresi, responsabile area Nuclear Security e Intelligence nell’ambito della Direzione Tutela e Protezione Aziendale di Sogin.

 

In un saggio molto interessante, intitolato “Guerra Psicologica”, Giuseppe Gagliano riprende la definizione di disinformazione di Francois Géré, per il quale essa consisterebbe “nella elaborazione della comunicazione deliberata di un’informazione falsa, accuratamente mascherata, affinché essa presenti tutte le sembianze di autenticità1.

Il tema dell’energia e, nello specifico, dell’energia nucleare è oggetto, soprattutto in Italia, di un’attività costante di disinformazione, a partire dall’incidente di Chernobyl del 26 aprile del 1986. A questa attività di disinformazione si affianca un’azione di propaganda cosiddetta No-Nuke, ad opera di gruppi e movimenti ambientalisti, a carattere nazionale ed internazionale e, a seguire, di tutta una costellazione di associazioni, comitati e movimenti border-line.

Si tratta di un movimentismo altamente ideologizzato – da qui l’azione costante di propaganda – che non agisce in modo compartimentato, ma in una logica di network e che si avvale di metodologie di lotta sociale come marce, sit-in, manifestazioni di piazza e conferenze, evidenziando in alcuni casi, specialmente nel nord-Italia, una certa contiguità con il movimentismo antagonista anti-sistema e con l’anarchismo.

Uscendo dal tema specificamente nucleare, è il caso, ad esempio, del movimentismo No TAV, che porta avanti azioni di sabotaggio e danneggiamento delle aree di cantiere, come le cosiddette “battiture” contro le recinzioni, per mezzo di bastoni. Un esempio è quello del primo novembre dello scorso anno. Sulla pagina Facebook del Movimento No Tav (Notavinfo NoTav) appariva un post, in cui si affermava:

Le feste sono importanti e ci teniamo sempre a celebrarle alla moda nostra.

Dopo un delizioso apericena all’interno del Presidio di San Didero e un brindisi alla battaglia del Seghino, i/le No Tav si sono spostati verso le reti del cantiere per una rumorosa battitura.

Le forze dell’ordine che presidiano il fortino, non volendo disattendere la loro solita arroganza, hanno deciso fin da subito di annaffiare i no tav con l’idrante.

Nonostante ciò, in tante e tante hanno deciso di fare una passeggiata intorno al cantiere.

Come sempre il movimento non si fa scoraggiare, happy halloweenNoTav!2

Possiamo affermare, che due sono i principali obiettivi “politici” dell’attività di disinformazione e di opposizione anti-nuclearista in Italia, che di fatto, blocca o rallenta anche l’attività di smantellamento dei siti nucleari italiani, che sta procedendo, come conseguenza della chiusura della stagione nucleare italiana, a seguito del referendum del 1987 post-Chernobyl:

1) impedire la produzione di energia da fonte nucleare in generale, accusata di eccessiva pericolosità e onerosità;

2) ostacolare la localizzazione, nonché la conseguente realizzazione, del Deposito Unico Nazionale per i rifiuti radioattivi previsto dal Decreto Legislativo 31/2010 e ss.mm.ii., perseguendo il principio del Not in My Backyard (NIMBY – Non nel mio giardino), in base al quale i movimenti pubblicamente auspicano l’individuazione più rapida possibile dell’area idonea alla realizzazione del deposito, ma poi mettono in campo azioni preventive di contrasto contro l’ipotesi della sua realizzazione nel proprio territorio di riferimento.

Va sottolineato che il secondo obiettivo è funzionale al primo. In pratica, per tali realtà No-Nuke, il rallentamento del processo di chiusura della vecchia stagione nucleare italiana – al quale, peraltro il movimentismo contribuisce con tutti gli strumenti di opposizione a sua disposizione – è già, di per sé, la dimostrazione che l’atomo non può rappresentare la giusta risposta all’esigenza di autosufficienza energetica, neppure nell’ambito della realizzazione di un mix con le altre fonti di energia, né, tantomeno, una valida soluzione, sulla strada dell’abbandono progressivo delle fonti fossili, fondamentale ai fini dell’abbattimento delle emissioni climalteranti.

In quest’azione di disturbo del decisore politico, comitati, gruppi e singoli opinion leader civici condividono obiettivi e strategie operative e di comunicazione con gruppi ambientalisti a vocazione nazionale e internazionale, con organizzazioni non governative impegnate nel settore del contrasto ai cambiamenti climatici e con movimenti antisistema, che aspirano ad una diversa forma di globalizzazione, denominati “alterglobal”.

Gli strumenti a disposizione del movimentismo No Nuke sono sia tematici che organizzativi.

Sotto il profilo tematico, è interessante notare che accanto ad “idee forza” quali, come abbiamo visto, l’onerosità dei costi, la pericolosità e la difficoltà nel risolvere le problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti nucleari, taluni gruppi e comitati civici, soprattutto del Nord Italia, utilizzano lo stesso schema argomentativo proprio del mondo dell’antagonismo, facendo leva su alcuni pilastri tematici utilizzati già negli anni 70-80 e oggi riproposti, attualizzati: antiamericanismo, antimilitarismo, pacifismo, anti-nocività, anticapitalismo, antioccidentalismo.

In sostanza, si sostiene che il Nucleare non solamente sia costoso e pericoloso, come dimostrato, nella loro visione, dalla lievitazione dei costi di realizzazione della centrale di Olkiluoto – esempio che va per la maggiore tra i detrattori del nucleare – o, per gli aspetti di presunta pericolosità, visto quanto accaduto a Chernobyl nel 1986 e a Fukushima nel 2011 – eventi che per anni sono stati oggetto di disinformazione – ma favorire il lancio di nuovi programmi relativi al cosiddetto “nucleare civile” sarebbe sinonimo, per le forze sociali “alterglobal”, del potenziamento del “Nucleare Militare” e del favoreggiamento degli interessi di non meglio specificate lobbies militari-industriali, secondo i soliti cliché complottisti, amplificati attraverso attività portate avanti sui socialnetwork, blog e micro-blog.

Tutto questo, ovviamente, tralasciando gli aspetti oggettivi dei temi trattati, che possiamo definire “verità nascoste” e cioè che quello nucleare è un mondo rigidamente regolamentato, tra i settori tecnologici più vigilati e controllati, sia a livello internazionale che sovranazionale e nazionale, in quanto sottoposto alle norme e alle linee guida afferenti al Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 1970, con il suo Regime delle Salvaguardie, operato sotto la vigilanza dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA-UN); cui si aggiunge il Trattato Euratom e l’azione della sua Agenzia, la Euratom Supply Agency e la puntuale applicazione, da parte degli esercenti nucleari di tutto il corpo normativo e regolamentare a tutela della sicurezza nucleare, sia sotto il profilo della Safety che della Nuclear Security. A livello nazionale, poi, vige il sistema di indirizzo e di controllo, a cura dei Ministeri competenti, nonché dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. A questo si aggiunge tutta la catena dei controlli a livello territoriale, esercitati dalle Regioni, dai Comuni e delle Autorità preposte.

Anzi, è utile sottolineare, al fine di contrastare le attività di disinformazione, che proprio sotto il profilo della Nuclear Safety and Security, quella Italiana è una delle normative più complete a livello Europeo, nonostante l’Italia abbia abbandonato la produzione di energia da fonte nucleare nel 1987 e, allo stato, sia impegnata solamente sotto il profilo del decommissioning, della ricerca e della medicina nucleare.

Un ulteriore upgrade del sistema normativo si è avuto dal 2015, anno in cui l’Italia ha recepito, con la legge 58 del 28 aprile3, gli Emendamenti del 2005 alla Convenzione sulla Protezione Fisica delle Materie e delle Installazioni Nucleari.

Nel 2017, poi, l’Italia si è data una nuova disciplina4 per la redazione dei cosiddetti Piani di Protezione Fisica delle Installazioni Nucleari, a tutela delle Installazioni stesse, delle materie nucleari e dei rifiuti radioattivi in essi contenuti. Infine, nel 2020, è stato varato il decreto legislativo n. 1015 di Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, “che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti (…)”.

Anni significativi, dal momento in cui, mentre l’associazionismo antinuclearista agita lo spettro del rischio terrorismo contro le installazioni nucleari – motivo per cui sarebbero alti i rischi legati ad un eventuale ritorno al nucleare – in realtà si sono introdotti nel codice penale due nuove fattispecie di reato: l’“Attentato contro le installazioni nucleari” e gli “Atti di terrorismo nucleare”; il tutto mentre a livello internazionale si continua l’opera di integrazione della regolamentazione, prevedendo anche misure di tutela delle informazioni sensibili e di cybersecurity in campo nucleare.

Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi del Movimentismo No Nuke, essi sono variabili, a seconda dell’area territoriale e della realtà sociale di riferimento, della pre-esistenza eventuale di gruppi tematici affini, della sensibilità e della reattività sul tema degli stakeholders istituzionali territoriali.

Questi elementi meritano una trattazione a parte, data la volontà manifestata a più riprese dal Governo Italiano di riaprire il tema nucleare, che sta suscitando già reazioni sia a livello nazionale generale che territoriale, degne di specifica analisi.

Note
1) Gagliano.G (2013); “Guerra Psicologica”; Fuoco Edizioni, cit. pag. 111
2) https://www.facebook.com/notav.info?locale=it_IT; cit.
3) LEGGE 28 aprile 2015, n. 58 Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti alla Convenzione sulla protezione fisica dei materiali nucleari del 3 marzo 1980, adottati a Vienna l’8 luglio 2005, e norme di adeguamento dell’ordinamento interno. (15G00070);
4) DECRETO 8 settembre 2017 Requisiti di protezione fisica passiva e modalita’ di redazione dei piani di protezione fisica. (17A06749) (GU Serie Generale n.236 del 09-10-2017)
5) DECRETO LEGISLATIVO 31 luglio 2020, n. 101 Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell’articolo 20, comma 1, lettera a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117. (20G00121) (GU Serie Generale n.201 del 12-08-2020 – Suppl. Ordinario n. 29).
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