di Massimiliano Di Pasquale e Irina Kashchey
Il 20 marzo 2024 il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dichiara alla stampa che il suo dicastero intende appurare “se i contenuti dei manuali di storia e geografia presentino effettive criticità dopo la notizia della diffusione di libri di testo scolastici per le scuole secondarie di primo grado con un’impostazione faziosa e distorta della realtà storica, in favore della narrazione della Russia putiniana e dell’Unione Sovietica comunista” (1)
In questo articolo anticipiamo alcuni dei risultati della ricerca condotta nei mesi scorsi dall’Istituto Gino Germani analizzando un campione significativo di manuali di geografia adottati nella maggioranza delle scuole secondarie di primo grado italiane.
L’analisi completa, scaricabile gratuitamente, sarà disponibile prossimamente sul nostro sito nella sezione Pubblicazioni, Research Papers.
Dall’analisi dei manuali emergono, seppure con sfumature diverse, alcuni messaggi ricorrenti che potremmo definire narrazioni di base. È interessante notare come queste narrazioni di base, che contribuiscono a plasmare una certa visione della storia e delle relazioni internazionali, siano molto simili e in alcuni casi coincidano con le narrazioni strategiche diffuse dalla macchina propagandistica del Cremlino.
Queste le 7 narrazioni individuate:
1.In Donbas, dove esiste una maggioranza etnica russa, nel 2014 è scoppiata una guerra civile tra ucraini e russi
Un manuale di geografia del 2010, parlando della città di Donetsk, principale centro del Donbas, afferma che esiste una maggioranza etnica russa, falsando i dati del censimento del 2001 (2) . In un altro testo del 2015, si parla di “ucraini russi”, definizione risibile e arbitraria. La definizione corretta è ucraini russofoni, ossia ucraini che parlano russo, il che non significa, come sembra lasciare intendere l’autore, che siccome parlano russo vogliano unirsi alla Russia o sostengano le politiche del Cremlino. In un libro, uscito nel 2021, la crisi del 2014 viene descritta come una guerra civile provocata dalla minoranza russa residente in Ucraina. Si tratta di una falsità. In Donbas, a partire dai primi di marzo del 2014 gruppi paramilitari sostenuti dal Cremlino (3) hanno occupato i palazzi dell’amministrazione locale di Donetsk e Luhansk per poi scatenare una guerra. Quella in Donbas è un’aggressione militare russa non una guerra civile.
2.La Rus di Kyiv è la progenitrice del “Regno russo” e della “nazione russa”
La città di Kyiv non può in alcun modo essere considerata “la prima capitale del territorio russo”. La Rus medievale era una confederazione di principati slavi orientali con una composizione etnica eterogenea e non può essere ritenuta il primo nucleo dello stato russo, che inizierà a svilupparsi molti secoli più tardi nei territori attorno a Mosca. È importante sottolineare che avvalendosi di questo falso mito Putin sostiene che ucraini e russi sono un unico popolo e giustifica la sua guerra di aggressione in Ucraina. All’epoca della Rus di Kyiv (4), che ebbe il suo apogeo intorno all’anno 1000 con Volodymyr il Grande e suo figlio Yaroslav il Saggio, la città di riferimento era l’attuale capitale ucraina. Mosca non esisteva neppure. Quando nel 1240 quell’area geografica viene invasa dall’Orda d’Oro dei mongoli, gran parte dei territori dell’attuale Ucraina si uniscono sotto il Granducato di Polonia e Lituania, aprendosi a una cultura europea e democratica, mentre i principati che daranno vita alla Moscovia sono sottoposti all’assolutismo tataro-mongolo. Il lungo processo di autodeterminazione della nazione ucraina, che giunge a piena maturazione agli inizi del Novecento, è già in fieri nel Seicento all’epoca del Cosaccato ma si interrompe bruscamente l’8 luglio 1709 a Poltava quando l’esercito dello zar Pietro I sconfigge le milizie svedesi e cosacche, infrangendo il sogno dell’etmano Ivan Mazepa di liberare l’Ucraina dal giogo moscovita. Pietro I inizia un processo di russificazione durato più di due secoli e allo stesso tempo si appropria delle radici culturali della Rus di Kyiv per dare alla Moscovia una identità europea che culturalmente non le apparteneva e che, come dimostrano i tragici eventi di questi ultimi anni, le è tuttora, a livello politico, totalmente aliena.
3.L’Ucraina è un Paese fallito
Presentare l’Ucraina come un Paese mai esistito prima del crollo dell’URSS e descriverlo come povero, corrotto, aggressivo, incapace di governarsi autonomamente significa amplificare, magari inconsapevolmente, una delle narrazioni più odiose della propaganda russa ossia quella dell’Ucraina come stato artificiale e fallito. Come sottolinea Inna Polianska in un editoriale sul sito EU vs Disinformation (5) la tradizione russa di disumanizzare e incitare all’odio verso gli ucraini è iniziata molto prima dell’aggressione militare del paese contro l’Ucraina nel 2014. Infatti, il passato imperiale della Russia e la sua politica estera più recente non hanno mai accettato l’esistenza di un’Ucraina sovrana. Da quando l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, la macchina della propaganda russa l’ha sistematicamente svalutata, derisa, marginalizzata e le ha imposto i suoi miti storici. Attraverso queste narrazioni il Cremlino cerca di minare l’indipendenza ucraina e di giustificare l’invasione militare dell’Ucraina. Va inoltre sottolineato che in diversi manuali la narrativa del failed state viene applicata anche ad altri Paesi dell’ex blocco sovietico come Moldova e Georgia.
4.La Crimea è tornata alla Russia dopo un referendum
Nella maggioranza dei libri esaminati, il territorio della Crimea viene escluso dal computo della superficie complessiva dell’Ucraina, pur facendone ancora parte secondo il diritto internazionale. Il cosiddetto referendum del marzo 2014 citato da tutti i libri – alcuni testi aggiungono non riconosciuto dalla comunità internazionale senza però spiegare il perché – non ha alcun valore perché avvenuto dopo l’occupazione militare della penisola del febbraio 2014 e in violazione del diritto internazionale, dei principi fondamentali dell’ONU e del Memorandum di Budapest (6).
5.L’accerchiamento della Russia da parte della NATO è la causa della politica attuale del Cremlino
Nessun Paese e nessuna alleanza sta complottando per invadere la Russia. Nessuno minaccia la Russia. Unione Europea e Ucraina sono strenui sostenitori della sicurezza in Europa. La Russia è geograficamente il Paese più grande del mondo, ha una popolazione di oltre 140 milioni e ha una delle più grandi forze armate del mondo con il maggior numero di armi nucleari. È assurdo ritrarre la Russia come un Paese gravemente minacciato. Prima dell’invasione su larga scala, in termini geografici, meno di un sedicesimo del confine terrestre della Russia stava con i membri della NATO e, dei quattordici Paesi confinanti con la Russia, solo cinque erano membri dell’Alleanza Atlantica. Il fatto che successivamente due Paesi storicamente neutrali come Finlandia e Svezia siano entrati a far parte della NATO – rispettivamente nel 2023 e nel 2024 – dimostra come l’invasione russa dell’Ucraina sia un fatto dirompente, che ha provocato un radicale cambiamento di prospettiva in Europa del Nord. Sia a Stoccolma sia a Helsinki si è diffusa la paura che ciò che sta accadendo in Ucraina possa succedere anche da loro e di conseguenza i due Paesi vogliono tutelarsi.
6.Esiste una “Regione russa”, accomunata dalla stessa cultura e dalla stessa lingua, che comprende Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova e i Paesi Baltici
La definizione di “Regione russa” per un’area geografica che comprende Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldova e i Paesi Baltici non ha alcun valore scientifico. Viene usata come sinonimo di “Regione ex sovietica”, nonostante l’URSS si sia dissolta nel 1991. Tale definizione, ideologica e arbitraria, è figlia della concezione imperiale russo-sovietica e delle sue rivendicazioni territoriali. Lituania, Lettonia ed Estonia sono parte delle istituzioni euro-occidentali da più di vent’anni (NATO, 29 marzo 2004; UE,1° maggio 2004). Inoltre la storia dei Paesi Baltici (7) è stata diversa per secoli rispetto a quella di una presunta “Regione russa”, la cui definizione non ha alcun senso nemmeno dal punto di vista geografico fisico. Lo stesso dicasi per Ucraina e per Moldova, nelle quali le componenti culturali, religiose, linguistiche, di mentalità, di identità sono molto diverse da quelle russe. Parlare di “Regione russa” finisce per rafforzare una narrazione strategica cara al Cremlino, ovvero quella che afferma che determinati paesi non sarebbero sovrani a tutti gli effetti.
7.La cultura dell’Europa orientale coincide con la cultura russa
Un’altra narrazione, per certi versi simile a quella della “Regione russa, è quella che identifica la cultura dell’Est Europa con la cultura russa sminuendo il ruolo di altri Paesi dell’Europa orientale e presentando artisti di altre nazionalità (polacchi, ucraini etc) come “russi”. In un libro del 2018, per esempio, si definisce “russo” il pittore e urbanista di fine Ottocento Kazimir Malevich, senza dire che era nato nel 1879 a Kyiv da una famiglia polacca. Questi ed altri messaggi riflettono l’infatuazione acritica e dogmatica, da sempre presente in Italia, per la cosiddetta “grande cultura russa”. La questione dell’imperialismo culturale russo è emersa in tutta evidenza con l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Interessanti le riflessioni di un’insegnante italiana di lingua russa di Treviso, Gina Pigozzo, che in un articolo su Micromega, dopo aver denunciato il silenzio della maggior parte degli istituti e dei centri di lingua e di cultura russa su una “guerra spietata voluta dalla Russia di Putin”, sottolinea come “il mito della “grande madre Russia” ci ha condizionati: è stato percepito come russo tutto quanto fu creato entro i confini dell’impero russo e sovietico, anche se russo non era” (8).
Massimiliano Di Pasquale è direttore dell’Osservatorio Ucraina dell’Istituto Germani. Giornalista, saggista, ucrainista, è esperto di disinformazione e Paesi post-sovietici.
Iryna Kashchey è giornalista ucraina. Da aprile 2022 lavora per il canale Rainews24, come presentatrice del telegiornale in lingua ucraina.
NOTE
1 – “Manuali di storia pro-Putin, scattano le verifiche del ministero”, Il Sole 24 ore, 20 marzo 2024, https://www.ilsole24ore.com/art/manuali-storia-pro-putin-scattano-verifiche-ministero-AFuzGO8C
2 – Se andiamo a vedere i dati dell’ultimo censimento, quello del 2001, nell’oblast di Donetsk i russi rappresentano il 38,2% della popolazione contro il 56,9% degli ucraini. Il rimanente 4,9% è appannaggio rispettivamente di greci (1,6%), bielorussi (0,9%), tatari (0,4%), armeni (0,3), ebrei (0,2%). https://en.wikipedia.org/wiki/2001_Ukrainian_census
3 – L’ufficiale dei servizi segreti russi Igor Girkin Strelkov ha ammesso di essere responsabile dell’avvio della guerra in Donbas quando nell’aprile 2014 ha comandato un gruppo di militanti russi armati a prendere il controllo della cittadina di Sloviansk. Si veda Anna Dolgov, “Russia’s Igor Strelkov: I Am Responsible for War in Eastern Ukraine”, The Moscow Times 21 novembre 2014, https://www.themoscowtimes.com/2014/11/21/russias-igor-strelkov-i-am-responsible-for-war-in-eastern-ukraine-a41598
4 – Sulla Rus di Kyiv si veda il volume di Ettore Cinnella, Storia e leggenda della Rus’ di Kiev, Della Porta Editore, Pisa, 2024 e la voce “Rus di Kyiv” in Massimiliano Di Pasquale, Abbecedario Ucraino II. Dal Medioevo alla tragedia di Chernobyl, Gaspari, Udine, 2021.
5 – Inna Polianska, “A History of Defamation: Key Russian Narratives on Ukrainian Sovereignty”, EU vs Disinformation, 2 settembre 2022, https://euvsdisinfo.eu/a-history-of-defamation-key-russian-narratives-on-ukrainian-sovereignty-2/
6 – Il Memorandum di Budapest del 1994 firmato da Ucraina, Federazione Russa, Stati Uniti e Gran Bretagna, assicurava la sovranità e la protezione dell’integrità territoriale dell’Ucraina del 1994 in cambio del rilascio da parte di Kyiv del suo arsenale nucleare.
7 – Sulle vicende storico-culturali di Lituania, Lettonia e Estonia, si vedano Pietro U. Dini, L’anello baltico. Lituania, Lettonia, Estonia: un profilo storico-culturale, Vocifuoriscena, Viterbo, 2018; Ralph Tuchtenhagen, Storia dei Paesi Baltici, Il Mulino, Bologna, 2005; Czesław Miłosz, La mente prigioniera, Adelphi, Milano, 1981; Massimiliano Di Pasquale, Riga Magica. Cronache dal Baltico, Il Sirente, Fagnano Alto, 2015.
8 – Gina Pigozzo, “Russisti italiani e la guerra in Ucraina. Riflessioni di un’insegnante di russo”, Micromega, 5 giugno 2024, https://www.micromega.net/russisti-italiani-e-la-guerra-in-ucraina-riflessioni-di-uninsegnante-di-russo