di Giovanni Calabresi
I Movimenti ed i Gruppi No Nuke possono essere definiti come vere e proprie “centrali” di disinformazione e propaganda antinuclearista e sono dotati di una struttura più o meno articolata, a seconda dei casi.
Anche la membership è variegata. Trattandosi di Movimenti civici, essa è costituita prevalentemente da cittadini e da esponenti delle Istituzioni territoriali che, da un punto di vista logistico, garantiscono la possibilità di fruizione dei locali e delle strutture dei Comuni e delle Province per l’organizzazione di incontri e di conferenze e da esponenti del mondo associazionistico ambientalista.
Sotto il profilo geografico, essi sono concentrati nel Nord Italia, prevalentemente in Piemonte, nell’area dell’Alessandrino, dove è presente l’Impianto Ex Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo e nel Canavese, con particolare riferimento alla zona che comprende alcuni Comuni della Provincia di Torino; segnatamente, Mazzè, con la sua Frazione di Tonengo, Caluso, Rondissone e Chivasso. A questa va aggiunta l’area Vercellese, dove insistono l’Impianto Eurex di Saluggia e la Centrale Enrico Fermi di Trino Vercellese.
Da notare, quindi, come la presenza di Comitati e Movimenti si ponga in parallelo alle dinamiche legate al decommissioning dei vecchi impianti nucleari italiani, soprattutto laddove tale attività è maggiormente concentrata.
Il Movimentismo civico No Nuke si è sviluppato, dal 2003 ad oggi, in modo prevalente laddove si è ipotizzata la localizzazione del Deposito Unico Nazionale per il conferimento definitivo dei rifiuti radioattivi.
E’ il caso della Basilicata e, più precisamente, della provincia di Matera, con particolare riferimento ai comuni di Rotondella, Policoro e Scanzano Jonico, area in cui, nel novembre 2003, dopo avere tentato con un iter più articolato, che non aveva avuto successo sotto il profilo burocratico-istituzionale, il Governo decretò1 si dovesse realizzare un deposito geologico per i rifiuti radioattivi.
L’articolo 1 di tale decreto, infatti, stabiliva che la sistemazione in sicurezza dei rifiuti radioattivi (…) avrebbe dovuto essere effettuata presso il Deposito nazionale, che doveva essere un’“opera di difesa militare di proprietà dello Stato, il cui sito, in relazione alle caratteristiche geomorfologiche del terreno, è individuato nel territorio del comune di Scanzano Jonico, in provincia di Matera”2.
Più nello specifico, il deposito avrebbe dovuto vedere la luce nel territorio di Terzo Cavone.
Contestualmente, la popolazione attivò un presidio continuo dell’area interessata, che proseguì per quindici giorni; la Strada Statale 106 Jonica e la linea ferroviaria furono bloccate, con interruzione dei collegamenti tra la Basilicata e le Regioni confinanti.
Venne attivata la macchina mediatica sia a livello territoriale che nazionale.
Il sindaco di Scanzano Jonico, additato come uno dei principali responsabili della decisione del Governo ed il capo sito dell’impianto Itrec di Trisaia vennero posti sotto scorta.
Per questo, con la successiva Legge di conversione del Decreto, si rese di fatto impraticabile la strada della realizzazione del deposito. Il Governo, di fronte alla reazione popolare, fece marcia indietro.
Furono costituite associazioni antinucleariste sul territorio ed emersero opinion makers e protagonisti della cronaca locale ambientalista e antinuclearista, con legami con ambienti del giornalismo nazionale di inchiesta.
L’associazionismo ed il movimentismo No Nuke della zona, negli anni, si è radicato e ha rafforzato la propria rete di relazioni con le Istituzioni territoriali e nazionali.
Ogni anno esso celebra la vittoria contro il deposito e svolge attività di costante monitoraggio dell’attività dell’Impianto ITREC de’ La Trisaia.
Da notare che il terreno in cui avrebbe dovuto sorgere il deposito, oggetto di analisi approfondite sulla base delle linee guida internazionali in materia, era risultato uno dei più idonei d’Europa per la realizzazione di un deposito geologico per i rifiuti radioattivi.
Ma questo passò ovviamente in secondo piano.
La Basilicata fu il punto di inizio del movimentismo No-Nuke/No-Deposito. Anche l’individuazione, nel 2010, con il Decreto legislativo 31, di un iter più partecipato, rispetto a quello del 2003, per la realizzazione del Deposito Nazionale, non ha cambiato la situazione. Proprio il 2021, anno della pubblicazione della Carta Nazionale dei Siti Potenzialmente idonei alla realizzazione del Deposito Nazionale (CNAPI), prevista dal nuovo iter prescritto dalla normativa del 2010, negli anni integrata e modificata, ha rappresentato il via libera alla costituzione dei Movimenti nel Nord Italia e ovunque fossero state individuate aree potenzialmente idonee alla realizzazione del deposito. Questo nonostante l’iter per la localizzazione del deposito prevedesse un percorso partecipato e di condivisione delle scelte con i territori di riferimento. Partecipazione che ha visto il suo momento più alto nel Seminario Nazionale, un’occasione di incontro tra l’Esercente nazionale, owner del processo e gli stakeholders territoriali e nazionali, dalla quale, proprio attraverso il confronto tra i diversi attori convenuti, si è operata la revisione della CNAPI, che ha portato alla individuazione delle aree idonee.
Così, dal 2022 ad oggi, sono stati costituiti nuovi Comitati e Gruppi civici No-Deposito in aree estese anche del Centro Italia, come la Provincia di Viterbo.
Ad aumentare l’effervescenza dell’azione dei diversi gruppi e Movimenti si pone – in questi giorni – la proposta del Governo di ritornare alla produzione di energia da fonte nucleare, al fine di garantire l’abbattimento delle emissioni di gas serra, il pieno superamento, entro il 2050, dell’uso dei combustibili fossili e, soprattutto, vista la criticità della situazione internazionale, il perseguimento dell’autosufficienza energetica, sia Europea, che Nazionale.
Obiettivi, questi, che possono essere raggiunti solamente con il conseguimento di un mix energetico in cui non si rinunci – nell’ottica della perseguita neutralità tecnologica – all’utilizzo di alcuna fonte di energia, compresa quella nucleare.
Il tutto, inoltre, considerando che Russia e Cina si stanno impegnando in una strategia che potremmo definire di “espansionismo tecnologico” e di “imperialismo energetico”, con significativi investimenti nelle tecnologie nucleari modulari di nuova generazione, come gli Small Modular Reactors, i Micro Modular Reactors e gli Advanced Modular Reactors, che vedranno l’impiego del cosiddetto nucleare di Quarta Generazione.
Quella che un tempo è stata la corsa agli armamenti, è divenuta – oggi nell’era della globalizzazione, della digitalizzazione e della transizione tecnologica – la corsa all’approvvigionamento energetico, all’innovazione tecnologica e alla realizzazione di partnership Internazionali, finalizzate al raggiungimento di tali obiettivi.
L’Europa e l’Occidente non possono rimanere indietro nella corsa al nucleare civile di nuova generazione.
Dal 2021 in poi, osserviamo il progressivo coinvolgimento nel movimentismo “alterglobal” e No Nuke di nuovi gruppi anche a vocazione nazionale, che si richiamano a vecchie ideologie sconfitte dalla storia e che fanno di alcuni pilastri ideologici, come pacifismo, antimilitarismo, antiamericanismo, antisionismo e antinuclearismo, rispolverati, rivisitati e rilanciati, la loro ragion d’essere; inoltre assistiamo a manifestazioni di piazza e a provocazioni contro le Forze dell’Ordine, a cura di tali organizzazioni. A fronte di tali fenomeni non si possono non ricordare, per una scabrosa associazione di idee, le operazioni di influenza e di disinformazione, messe in campo dalla Russia contro la politica nucleare lituana e che hanno fatto parte di una più ampia strategia del Cremlino orientata a destabilizzare i Paesi baltici, influenzare l’opinione pubblica e ostacolare la sicurezza energetica della regione.
Più nello specifico, la propaganda russa ha cercato di screditare la centrale nucleare di Visaginas, proposta come sostitutiva della centrale sovietica di Ignalina, diffondendo timori riguardo alla sicurezza ambientale.
Il tutto per realizzare un argine nei confronti della potenziale indipendenza energetica della Lituania.
Era la fase in cui, nel 2009, La Lituania aveva chiuso la centrale nucleare di Ignalina e andava alla ricerca di nuove opzioni, tra le quali, appunto, la costruzione della nuova centrale a Visaginas.
La disinformazione russa3 ha cercato di screditare il progetto per mantenerla dipendente dall’energia russa.
Campagne di disinformazione diffondevano notizie false su presunti rischi ambientali legati a Visaginas e su presunte campagne di propaganda della Lituania contro la realizzazione della centrale di Astravets4. Mosca metteva in campo fake news sui media filo-russi e social media.
Venivano utilizzati troll e bot sui social network e diffusi messaggi allarmisti su Facebook e Twitter nel tentativo di fomentare proteste contro il nucleare e aumentare la sfiducia nelle autorità lituane.
In sostanza, una strategia, quella russa, che fa parte di un più ampio schema di guerra ibrida, che Mosca ha utilizzato e che persegue anche contro i Paesi baltici per minare la loro stabilità e autonomia.
A questo deve essere aggiunta la campagna di disinformazione russa che, a più riprese, ha cercato di ribaltare sull’Ucraina la responsabilità degli attacchi alla centrale nucleare di Zaporizhia5, dopo l’invasione del territorio Ucraino nel febbraio 2022. Il tutto dopo aver messo a rischio ripetutamente la sicurezza della centrale ed averla occupata militarmente nel marzo dello stesso anno, a solo un mese dall’inizio della crisi.
Chi ci assicura, quindi, alla luce di quanto sopra descritto, che il Cremlino non abbia inteso, o intenda, mettere in campo un’analoga strategia di influenza e di disinformazione anche nei confronti dell’Italia e dell’Europa, per rallentarne, ovvero impedirne l’indipendenza e la piena sovranità energetica?
Giovanni Calabresi è responsabile area Nuclear Security e Intelligence nell’ambito della Direzione Tutela e Protezione Aziendale di Sogin
Note
1 Decreto-legge 14 novembre 2003, n. 314 “Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 18 novembre 2003
2 Ibidem; cit.
3 https://medium.com/@hitthehybrid/kremlin-narratives-for-subversive-activity-in-lithuania-s-information-space-bd2b93b2cde8
4 https://euvsdisinfo.eu/report/lithuania-relies-on-new-chernobyl-to-replenish-its-state-budget/
5 https://www.stopfake.org/it/4-fake-nucleari-la-russia-ha-mentito-al-consiglio-di-sicurezza-dell-onu-sulla-centrale-nucleare-di-zaporizhia/