Racconti della Siberia. La storia si ripete: prima la tragedia, ora la farsa.

di Giovanni Ramunno
La fine dell’operazione militare speciale impone alle autorità russe una riflessione troppo a lungo ignorata e che presto potrà anche minacciare il potere del presidente.  Le precarie condizioni in cui versa l’economia russa potrebbero essere foriere di una instabilità sociale molto simile a quella che provocò la rivolta che scoppiò il 19 agosto 1920 in diversi villaggi della provincia di Tambov.

Inflazione, indebolimento del rublo, calo dei prezzi del petrolio, un rafforzamento della politica fiscale (dal 1° gennaio le multe per le violazioni del codice stradale sono aumentate del 30-50%), tariffe più elevate per i monopoli naturali e la riduzione degli investimenti privati sono concause a cui si deve aggiungere la limitata capacità governativa di stimolare un’economia asfittica e caratterizzata dalla primitivizzazione della produzione.

La stabilità economica del Paese dipende in larga misura dalla situazione geopolitica e dalle relative sanzioni, che evocano scenari iraniani e nordcoreani, aggravata da cronici problemi demografici, dall’esodo di 1,3 milioni di cittadini abili al lavoro per il servizio militare nel 2023-2024 e, più in generale, dall’emigrazione di centinaia di migliaia di russi.

Nella Russia sovietica si sviluppò una situazione estremamente critica in tutti gli ambiti della vita verso la fine della guerra civile, tra la fine del 1920 e l’inizio del 1921. All’epoca, le autorità sostenevano, come meglio potevano, solo l’industria militare, che produceva munizioni e armi, e le imprese collegate imponendo un sistema di riscossione delle imposte sui prodotti alimentari intollerabile.

Una volta cessata l’operazione militare speciale, la popolazione si aspetterà la fine della “economia di guerra” e la fine di questo periodo di restrizioni economiche e finanziarie. Presto si renderanno conto che la loro economia non è quella dipinta in toni trionfalistici dalla propaganda, ma anzi che la guerra ha fatto arricchire solo una dozzina di oligarchi, vicini al Cremlino e spesso sanzionati a livello internazionale, che si sono spartiti 1 trilione di rubli (11,3 miliardi di dollari) fra il 2023 e il 2024, mentre l’economia russa subiva l’isolamento e le sanzioni.

Fra questi Kompromat ricorda l’azionista chiave di Lukoil, Vagit Alekperov, che ha ricevuto la maggior parte dei dividendi: 186 miliardi di rubli, Alexey Mordashov (Severstal, 148 miliardi di rubli) e Vladimir Lisin (Novolipetsk Iron and Steel Works, 121 miliardi di rubli).

I cittadini russi considereranno gli accordi di pace con un presidente americano più vicino alla Russia come la fine della guerra con l’Occidente, cosi come i contadini che, nella primavera del 1920, credevano che con la completa sconfitta degli eserciti di Kolčak e Denikin, le principali forze d’attacco del movimento bianco, la minaccia alle loro terre rappresentata dai proprietari terrieri della Guardia Bianca fosse scomparsa.

Nonostante la siccità dell’estate del 1920, le autorità della regione di Tambov lasciarono invariata l’entità del sistema di riscossione delle imposte sui prodotti alimentari e cosi nel gennaio 1921, sempre a causa della tassa sui prodotti alimentari, iniziò una rivolta dei contadini della Siberia occidentale. Copriva vasti territori da Obdorsk (Salekhard) a nord fino a Kokchetav a sud. I ribelli, uniti in quattro eserciti, occuparono le città di Tobolsk, Petropavlovsk, Kokchetav, Ishim, Surgut e altre. La Siberia era completamente isolata dal centro. Il numero delle truppe ribelli superava i 100 mila uomini che alimentavano la seconda guerra civile Il momento culminante di tutte queste rivolte è considerato l’ammutinamento dei marinai militari di Kronštadt nel marzo 1921. Qui c’erano gli stessi slogan dei contadini: “Per il potere dei Soviet, non dei partiti”. Nei loro appelli, i marinai invitavano gli operai e i soldati dell’Armata Rossa a sostenere la “terza rivoluzione” contro la dittatura bolscevica chiedendo “i Soviet senza comunisti”, cioè gli enti e le autorità locali liberamente eletti democraticamente.

Si trattava quindi di una nuova ondata di “controrivoluzione democratica” dopo il movimento del 1918 in difesa dei diritti dell’Assemblea Costituente. I ribelli sostenevano la democrazia contro lo “stato commissario”. I ribelli di allora come quelli di oggi avevano slogan diversi da quelli delle autorità.

Oltre alla grave crisi socio-politica, il Paese stava attraversando anche una grave crisi economica. Nel complesso, la produzione industriale era diminuita di 5 volte, tornando ai livelli del secolo scorso. La produzione del carbone era diminuita di 3 volte, la fusione del ferro di 33 volte. La maggior parte delle aziende era inattiva. Il 30% delle linee ferroviarie era fuori servizio.

L’insoddisfazione dei cittadini russi e, in particolare, dei popoli siberiani verso l’attuale regime non migliorerà attraverso il controllo degli sciamani e un nuovo Komuč  potrà essere scongiurato solo con un forte miglioramento del tenore di vita, soprattutto nei territori orientali oltre gli Urali che, oltre ad un triste inverno demografico, stanno subendo da tempo un veloce spopolamento.

L’alternativa la abbiamo vista nel 1991 quando il 19 agosto, la TASS emise alle 3:20 un comunicato nel quale si affermava l’incapacità di Gorbačëv di assolvere alle sue funzioni di Presidente dell’URSS per motivi di salute, venendo quindi sostituito dal vice-presidente Gennadij Janaev. Venti minuti dopo vene annunciata l’istituzione dello stato di emergenza della durata di sei mesi da parte del GKČP.

Giovanni Ramunno, già Generale dell’Esercito Italiano, è membro del comitato scientifico dell’Istituto Germani e giornalista

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